giovedì 9 novembre 2017

Regina senza pari

Non scriverò sulla schiena delle tue parole.
Lascerò il foglio bianco e i pesci faranno compagnia
Ai mostri marini che non ho disegnato.
Saranno le righe sottili a governare lo spazio
E quelle belle parole
I chiasmi, i calembour, sineddoche e anafore
Non troveranno posto
Non sopravviveranno nella memoriadopo essere state cercate
E trovate.
Io sono quello che non muore
La mano data e quella rifiutata
Sono quello che rimane, resta, avanza.
E non chiedo perdono, non chiedo, non perdono.
Si smarriscono tutte le volte i sentieri,
Nell'usura delle suole,
Dagli strappi nelle tasche
Sul trono di Solitudine
Impronunciabile, Illeggibile
Regina senza pari.


giovedì 19 ottobre 2017

Divani scomodi


Sono quasi le 5, ma sono lontani i tempi in cui l'alba, a quest'ora, era alle porte. 
C'è un disegno che si allunga dalla torta di mele di mia madre al latte freddo e insapore. 
C'è una canzone del Buon Inverno che fa lo stesso dalle braci ancora calde alle castagne che non ho preparato. 
Tu dove sei? 
Dove hai messo le cose belle che mi spettano? 
Dove hai nascosto i miei cuccioli di dinosauro e gingilli per tenerli occupati? 
L'ombra di un codino alto non è più meditazione sulla scacchiera della tovaglia. 
Alle pareti si moltiplicano i demoni buoni 
Che non rinchiuderò in una cornice di legno. 
Domani è fra un'ora e io ho ancora le mani piene di carezze, 
Di sesso, di colori, di sorrisi strappati e moltiplicati, 
Di fatica, di briciole, delle piccole meraviglie celate nella piega di un petalo.
Sul divano scomodo, senza mai sprimacciare cuscini, si possono costruire cattedrali e draghi di carta. 
I sogni, quelli no, quelli stanno seduti in tavola e ci guardano 
Aspettando una di quelle birre gelate di cui è pieno il frigo.


lunedì 9 ottobre 2017

Caro vecchio nemico


Sei tornato, mio caro vecchio
Nemico Amore.
Come hai fatto? Come
Mi hai trovato, in quale
Tasca di vecchio cappotto 
Ti eri nascosto?
E ora che sei qui, 
Come mi trovi, caro mio
Vecchio nemico Amore?
C'è più grigio o sfumatura
Nei contorni del viso, c'è
Più sete o fame
O sonno nella linea
Che inquina la ruga?
E tu, caro vecchio mio
Nemico Amore quante 
Volte hai già bussato?
Quante lettere hai strappato
Senza averle scritte?
Caro mio vecchio nemico Amore
Lo so, che non hai nome e questo
Non è mai stato quello con cui
Ti ho conosciuto e lo so
Che non ami farti chiamare
Così.


giovedì 28 settembre 2017

Cose che non vogliamo fare più


Ci sono cose che non vogliamo
Non vogliamo fare più.

Non andremo più ai matrimoni,
Nemmeno al nostro.
Che non sappiamo ancora di aver voluto
Come scusa di festa e cibo e bei vestiti.

Non saremo mostri 
A cercare di spaventare la gente
Col trucco caldo alla luce delle occhi
Poco cattivi delle zucche.

Non spartiremo più l'asciugamano
Stendendoci sulle fragole
Senza schiacciarle.

Non sceglieremo divideremo i piatti a metà
Con due colpi di forchetta
Non giudicheremo i russi neri
E non proveremo i russi bianchi,
Di panna orfana del latte.

Non ci sarà più il natale, la pasqua, il carnevale
Li manderemo via tirati per mano da qualcuno
Che non siamo noi.

Non vogliamo più la mela grande
Né le piccole cose che hanno fame di grandi giorni.

Cose che non vogliamo più. 
O che non sappiamo ancora di non volere più.


martedì 19 settembre 2017

C'è un quadro che mi resta


C'è un disegno, un abbraccio, una tela bianca. C'è un caffè caldo, gli oli allineati. 
Ci sono i pennelli sempre mal puliti, ci sono in testa tre colori. 
Ci sono gli XX che suonano forte, i bambini che si fanno portare via della corriere. 
C'è la frutta, pronta per l'ultima sangria, c'è un giornale che si macchia, le mani sporche, l'odore di acqua ragia. 
E c'è un ballerino, davanti alla tela, ci sono i suoi salti, il suo mangiare i marsh mallows, sporchi di colore. Non ne escono sfumature, il volume investe la piazza, disarma i curiosi. 
Ci sono due corpi che assottigliano, si fanno macchia sinuosa e spezzata. Pennellate e pausa, pennellate e pausa e uvetta sotto spirito. 
C'è il pane a scaldare sulla piastra, la marmellata è di mirtilli. 
Nell'acquaio tre scodelle sporche. L'auto è via a portare a spasso un padre.
C'è fuori dalla porta la pioggia, il freddo litiga con la fiamma. 
Il ticchettio dell'autunno macchia di gocce il quadrante del tempo che non torna. 
Ci sono navi lontane, che vanno alla deriva, convinte di avere salda la vela, 
C'è il vento alle spalle, che fa da timone e freno. 
C'è un quadro che mi resta. Solo lui, che pare fatto di persone,
Ma è drago, e canaglia, e meravigliosa imitazione. 


sabato 16 settembre 2017

Grilli per la testa


I grilli cuciono la notte ai boschi,
Alle aiuole,
Ai marciapiedi,
Alle finestre spalancate.

Dove cade
Il frinire rimane.
Non lo portiamo con noi
Mai.

E mai
Discuteremo del momento
In cui il sole sorge
E arrotonda.

L'ultimo grillo ha cantato.
Settembre starnutiva
Raspando la porta del nostro armadio
E le felpe
E le lunghe maniche del domani
Ci spaventavano
Agitandosi al buio.

Cago
Mi lavo
Ballo
Faccio colazione
Mi vesto.

Mettevano pioggia, per oggi
Dicevano che tutti i verdi
E gli azzurri avrebbero perso di luce.
Ma ora che sono tornato a casa
So fare di previsione
Peccato
E di torto
Virtù.


giovedì 14 settembre 2017

Ho speso tutto



Ho speso tutto in benzina
E regali e ora conto
I centesimi per le ultime bollicine
Del mese.

Mi sono fatto uccidere
Ogni volta che volevano
Ferirmi,
E rialzato per abbracciare
Ogni volta che impugnavano la lama.

Mi sono scostato
Per lasciare il posto a chi
Ti voleva di più senza desiderare
Ti volessi tu.

Mi sono proteso, inchinato, spento
Riacceso, 
Un cavallone travolgente che fracassa nel porto
Le navi pronte a salpare.

Ho speso tutto, 
Anche cose che non ho:
L'incanto, l'ebbrezza, la meraviglia
Regalati senza lustrini o salamelecchi.

Il tempo rubato alla mediocrità
Di un letto e di un bicchiere
Ho regalato ai letti e ai bicchieri.

Aspetto la luna
Lo stipendio
Le tasche nuove.

Aspetto che tornino i draghi
Per non restare a lungo
Solo.



martedì 12 settembre 2017

La perfezione della scultura


Ci sono le cose che arrivano improvvise, impreviste, senza che di loro si sappia molto. 
Tipo questa, che mi ha portato Giulia, più buttata lì, che porta, e che capitava in una sera vuota, da costruire, da impegnare in qualche modo, perché troppe maschere erano state indossate la sera prima e a fare quel che si doveva fare se ne sarebbero dovute indossare altrettante.
E le maschere ti soffocano, soprattutto se sono da giullare.
E allora andava bene, le cose nuove vanno sempre bene.
Ed è arrivato il correre 15 km in montagna, fra vento e cori di alpini, fra sassi e luci, fra salite e castelli, fra passi e ristori, fra carezze e palpate di culo, fra cunicoli di pietra e fortificazioni... e le fortificazioni rendono forti, sono fatte per quello.
E poi il monte, il buio, i grilli, il bosco.
Il monte, il buio, i grilli, il bosco.
E dall'alto, le luci delle strade, delle auto, delle case.
Il silenzio.
E nel bosco gli altri, gli altri che corrono.
Ognuno con la sua luce, in mezzo all'oscurità dolce di metà settembre, prima del temporale.
Come una metafora della vita. 
Un serpente di lucciole che risale il pendio. 
E noi fermi, silenziosi, a guardare.
La costruzione di baci perfetti cresce in queste condizioni.
Momenti, un ricordo di pietra scolpita, la mano della memoria che vibra già durante il colpo, accorgendosi della perfezione della scultura. 
E io lo so, lo so da decenni, che non è facile essere così, cogliere le cose fino nelle radici che portano alle loro ossa. Fa male, ti uccide, a volte più d'una volta. 
E non ne trovi tanti, come te, la ricerca è spesso vana, e spesso li vedi annegare via, nelle cose normali e nelle correnti tranquille. Tirano dritti, non si accorgono di non vedere più.
E potresti diventare così anche tu, lo temi sempre. A volte lo brami, ché sarebbe facile.
Ma poi io torno, torno sempre, e conosco il me che mi regala questa coscienza, questo saper cogliere già durante il colpo, le perfezioni della scultura.


domenica 10 settembre 2017

Lontananze tagliate


Quando piove i colori mangiano troppo.

Le auto
Festeggiano il carnevale.

Noi non vogliamo sapere
Quante crepe hanno i muri,
M cominciamo ogni volta a contarle.

Una lacrima che i rompe 
Rovescia sul dorso una nuvola
Una intatta
Spinge via il cuore dal suo alloggio.

Quando una lama di azzurro
Taglia la lontananza
I colori si mettono seduti.


giovedì 7 settembre 2017

Ho raccolto una conchiglia per te


Ho raccolto una conchiglia per te
La prima
Conchiglia che ho trovato dopo
Aver pensato di voler raccogliere una conchiglia
Per te.

Non l'ho trovata subito. La spiaggia
A volte è fatta di sabbia
Soltanto e non è stata
Una conchiglia bella
Nè grande
Nè diversa da molte 
Altre a rivelarsi per prima
A me.

E il rumore del mare non era
Dentro, ma fuori,
E i riflessi del mattino non erano
Rari, ma belli,
E chi la abitava non era
Morto, ma in viaggio
Per una casa migliore per
Regalare a me
La sua che regalo
A te.

E ora è sul foglio
La conchiglia per te, osservo
Le sue linee smussate, le indecise
Sfumature, mi parla e 
Pronuncia
Il nome che ho scelto
Per lei, il tuo, che dilaga 
In un'eco tra i piatti
E i profumi 
Fragranti della mia colazione che come
La conchiglia risuona
Di te.


domenica 3 settembre 2017

Si aspetta la pioggia



Si aspetta la pioggia, davanti
Alla finestra 
E a una ragnatela
Si aspetta
Il temporale con le sue mani grandi
E vibrano le tegole, i marciapiedi, vibrano
Le lenzuola stropicciate dal vento
Precursore,
I cuscini
Sprimacciati senza essere dormiti, vibrano
I cardini, le corde per il bucato, 
Le pagine del libro
Non letto
E i disegni alle pareti.

Quando arriva
Ed è scroscio, ed è fragore,
Si aspetta finisca, si porti
Via il marcio dalle cunette, le foglie
Cadute e spezzate, i pianti
Trattenuti, si aspetta
L'asciutto, che disegni draghi
E manticore
Sull'asfalto, e cinguettii
Nelle tasche bucate dei pini,
Stremati, senza essere stormiti, si aspetta
Che si possa di nuovo stendere 
Una coperta in cortile, due calici
Un sacchetto crocchiante
Di patatine.


venerdì 1 settembre 2017

Ogni fiore ha un nome



Ogni fiore ha un nome.

Chi scritto nel pertugio dei petali, chi
Nella pianura disarmata della foglia, chi
Nel volo inebriato dell'ape o della libellula.

Il girasole lo grida ai folli soltanto,
Spalancata la bocca;
La viola lo ripone nel cassetto
Aperto del proprio profumo;
Il giglio ne fa un castello di carte;
La margherita lo dimentica quasi subito.

Solo la rosa porta quel nome
Scritto su una spina.

Ma nessuno mai li scopre
Questi nomi d'amori.

Non li scopre il fiore
Acquistato, non li scopre quello
Colto per illudere una stanza
D'arte o libertà.
Li scoprono tardi quelli
Appassiti in una cassetta postale
Seccati in un cruscotto
Marciti tra i rifiuti.

Solo il fiore rubato
Solo lui
Quando è scelto, reciso, sorriso
Sa del nome che porta
E del dove.


sabato 26 agosto 2017

Scoiattoli e rami grossi

Buongiorno!
Perché il giorno è sempre buono, o dovrebbe esserlo.
Buongiorno perché è sabato e dovrebbe essere il primo giorno di ferie.
Perché ho dormito, fatto colazione, l'amore.
Buongiorno perché è pieno di cose belle che posso vedere come terribili.
E più sono, più scavano.
Ma ci sono tante cose da fare, prima di stendersi sul fondo.
Reclamando il mio turno, prima di tutti gli altri.
Passando avanti a una fila di vecchietti, di malati, di sfortunati.
Ci sono stanze da sistemare, pulire,
Ragnatele da accarezzare,
C'è un sasso nel giardino, da dipingere.
Un disegno per Emanuela, da finire, e non poter dare.
Un quadro d'alberi per Giorgia che è già tela bianca, in attesa
Uno per Federica che mai dipingerò
Un totem d'albero di dieci metri seccati al sole
Una mezza maratona da tentare e non riuscire
Una cena con Giulia che cucinerò
Un tuffo a schiena, senz'acqua, che ho invidiato
Un volo dalla montagna che mi costerà e non  ucciderà
Un treno che ogni mattina mi passa sopra, e finirà per farmi il solletico
Una notte di birra e stronzate da passare e organizzare
Un libro che non scriverò
Uno che non finirò di correggere
Uno che non vedrò pubblicato
Uno che non leggerò.
E la mia poca voglia di smentire tutto ciò,
Che smentirò.
C'è il tumore di mio padre,
Quello di mia madre,
Quello che non ha ancora mio figlio,
Quello che io cucino dentro, e che aspetta
Come se stesse per salutare.
C'è un mondo brutto, che non si può più cambiare.
Ci sono laghi, una vacanza da fare,
C'è NY, i laghi, le città, il mare lontano
Il disco nuovo dei Queens da ascoltare.
C'è un coraggio che si nasconde dentro le cose da fare.
C'era uno scoiattolo, che si è fatto toccare.
Ora non c'è più e con lui,
Si sono nascosti anche tutti gli alberi,
Con i rami grossi
E il sorriso lieve.


giovedì 17 agosto 2017

Se

Se il pianto è vela
E poi scudiero.

Se il suono
Della foglia a terra
Ancora tiepida d'estate
E' prima sentinella
E poi veliero.

Se un varco di grondaie
Ritaglia nel cielo illune
Un brodo di stelle
Bollite, freddolose e nude
Da spalmare piano
Da cucchiaio a pelle.

Se un'alba non basta
Se non basta un'aurora.

Se una cicatrice sfugge
La carezza
Come il minuto fa con l'ora.

Se la sagoma del pioppo
Agita le braccia
Dal marciapiede alla scodella.

Se nel latte caldo abita
Una pelle che rabbrividisce
Piega e scuote
Ma non si può domare.

Se anche negli errori, 
Nei torti,
Nelle figure di merda,
Nei fiori rubati
Si nasconde il mare.



lunedì 14 agosto 2017

Cocktail di mare


Di ghiaccio un'armata
I fiori del sambuco sciroppati
La griglia graffiata
Gli spari del prosecco stappato
La birra gelata
La coca quasi ghiacciata
Un asciugamano doppio e piegato
Un singolo scomodo divano 
Mai ordinato.
Le zucchine, i datteri, 
Il burrocacao
Una spazzola fucsia che ha pettinato
Una grigia maglietta , 
Che si fa camicia da sonno
I wurstel, la pancetta, il limone,
Le more, la menta, 
Il rum bianco o marrone
Un bicchiere colorato, 
Un carezza fatata, 
Le cannucce, lo shaker,
Gli stuzzicadenti,
Le presine, l'antipuzza
Un mare intero andato a male
Di giumella in giumella
Instancabile, 
Ho già cominciato a vuotare.



Inchiodare il mare

A voler inchiodare il mare 
Domarlo 
Onda schiena all'onda 
Schiuma 
Con una bolla di vapore esploso 
Sospesa 
Fuoco d'artificio congelato 
Senza un buio dove affievolirsi, 

A volerlo inchiodare 
Solo la folgore può: 
Chiodi elettrici conficcati dalla tenebra 
Profondissima e bagliori 
Muti con la gola 
Soffocata di meraviglia. 

Solo in questo mare fermo 
Si corica il bacio distruttore, 
Dorme l'ostrica e la scintilla, 
Germogliano tasche, 
Giostre, cattedrali. 

Senza ruggine, curve, 
Tintinnamenti 
I chiodi per mare spaccano 
La vena 
Del legno 
Del sepolcro 
Di ogni impurità 
Che si farà perla e collana.


lunedì 7 agosto 2017

Fa l'occhiolino


Fa l'occhiolino
Con la faccia intera
Il girasole.


mercoledì 2 agosto 2017

I buongiorni belli


E i buongiorni belli
Con gli occhi grandi
Cominciano con un bacio
Una cazzata
Un rumore di persiana
E quelli di una colazione
Impettita
Tintinnante
Che sale le scale e bussa alla porta
Da dentro
Per entrare nel fuori
Con la faccia di chi
Non ha ragione
Né speranza
Ma ha un torto bellissimo
Da difendere 
E far crescere
Perché diventi meraviglia errante
Con quattro cinque
Stelle in tasca.


martedì 1 agosto 2017

Pipistrelli


Fuochi in Arcadia...
Li abbiamo spenti,
E sputi e battiti d'ali di farfalle
Morte, agitandole.
Distesi, nel mio cortile, 
Osserviamo i pipistrelli.
Sono come quelli
Che paiono stelle solo
Per luce riflessa e solo
Perché si muovono non stanno
Mai fermi non stanno
Mai a farsi guardare. 
Non sono cosi. Posso stare
Fermo sul ciglio
Dell'immensità posso non dire niente. 
Ho tanto dentro come
Il tetto
Che nasconde metá stelle
Quante un secondo infinito
Che non avevamo ancora scorto.


lunedì 31 luglio 2017

Futuri possibili


Mi impiccheranno all'imbrunire
Sulle scale di casa
Davanti a tutti i ricordi
            [che riconosco

Useranno la corda
Che sollevò la legna 
A mia madre
Il mais a mio nonno
L'auto in panne
alla mia gioventù.

Mi impiccheranno senza usare
Le mani tenendole
Nelle tasche,
Nelle asole,
Nelle cuciture d'abiti altrui.

Useranno le mie
E un tutorial su youtube
         [Per il nodo
Mi troverà mio padre
Mi piangerà mia madre
Mi perderà mia figlia
E le figlie di tutti.

Compiranno l'incompiuto 
Dal cancro e dal vino,
Dalla spossatezza del cuore
E dalla sua esuberanza

Mi impiccheranno per le troppe
Cose belle per le parole
Scritte e quelle
Taciute.
Saranno giudici sensibili
E giusti
E clementi
I miei futuri possibili.


martedì 25 luglio 2017

Parole nel Cappello


La pioggia forte stacca ombre
Dal selciato
Sradica fiotti di muschio dalle attaccature,
Spezzerà la camminata del bambino
E del superstizioso
                   [domani

Siediti qui,
Dove ha volato la rondine,
Spartisci il sogno fatto 
Tra occhio e profumo,
Rassoda il vuoto con le pagine 
Di un libro.

Stiamo nella scatola 
Dei giochi dove perdemmo
Un tempo non lontano il nostro
Balocco preferito
Sprofondato
Senza più essere cercato.


venerdì 14 luglio 2017

Aghi e pece


Aghi e pece
L'ombra delle cicale
Scalda il mare.


venerdì 23 giugno 2017

Tu sei una sirena


Tu sei una sirena
E ti corichi sulla punta della penna
Mentre fischia il biacco dal nido
E pena
La piazza deserta
Senza luci e voci
In fianco al mio androide paranoico
Vecchio di vent'anni.
Come le bestie, rischia il cibo a terra
L'avvento della formica
La scia
Della lumaca
L'addio del capello e della foglia.
Attorno alla coda a squame 
Rimane il gorgoglio di te
Sirena
Che galleggi sul rum nel mirtillo
Sulla doccia a tarda ora
Sul bicchiere brillo che il bordo sfiora
Di rima morta e prevista e nuda.
Sirena sei tu, sei tu avventato seme
Sparso a seccare, sulla pelle cruda
Abbi pità
E fede e fretta e sonno e sete
E trova tutto questo senza
Scomodare il passo lieve.


sabato 10 giugno 2017

Stelle masticate


C'è già luce adesso
E ha masticato la coda a tutte le stelle 
E mastica ancora. 
Alcune guardie di sonno
Si sono messe al volante,
Mentre i ladri di sonno
Si affrettano a chiudere le auto
Le porte e le persiane,
E slegata la faccia
Nascosta in un cuscino
Si fidano ancora delle sveglie
Delle canzoni 
Dei biscotti massacrati dal latte 
Troppo caldo. 
Il caffè 
Divinità del loro Pantheon impoverito
Sgambetta sull'anta dell'armadio.
Fate
Distributori e zanzare invece 
Non sono mai andati a dormire.


sabato 27 maggio 2017

Un vecchio russa ancora




Gli uccellini cantano e forse 
Mi hanno rubato la voce
O forse 
L'ho dimenticata in qualche cassetto
Nella cucina del castello
O nella credenza
Del manicomio.

Fa caldo da oggi
Fuori si cammina
Senza l'ombra del freddo
E non indosso la maglia da hockey
Per dormire anche se l'acqua 
Per i piatti l'ha scaldata il fuoco 
Anche se l'innaffiatoio
Ha messo il muso
E mentre scrivo poesie
Senza occhiali
Un vecchio ubriaco russa ancora
Sulla panchina.

Un tempo l'avrei soccorso
Anche se è più giovane di me
Un tempo di notte avrei avuto negli occhi
Le lucciole e i sospiri.


martedì 16 maggio 2017

Ombre lunghe


Viene anche oggi
La sera
A bussare sul tavolo
Davanti al mazzo di carte,
E le mani
Delle ombre lunghe 
Si allungano sulle ombre.

È l'ora di mettere a letto i nostri spaventapasseri
Le fragoline di bosco si affacciano 
All'angolo dei pensieri
In piccole selvatiche aiuole.

Nebbie forastiche
Dormono sul divano di trifoglio
E un alleluia 
Mangia le dita ai bicchieri di vino.

Accendiamo l'ultimo fuoco:
Lo scricchiolio
Desterà le rose
E i vampiri.


giovedì 27 aprile 2017

Le dita, le rondini


Ho dimenticato le dita tra le tue gambe. 

C'era un tesoro, lá
Un guizzo formidabile 
Di vibrazioni e
Ho pagato pegno 
Per frugare 
E trovarle,
Per disegnare le traiettorie meno arcuate,
I sospiri non ancora nati, 
E adesso
Che non le ho rivolute indietro
È complesso fare il caffè,
Aprire le finestre,
Chiudere l'orgasmo in una scatola di labbra serrate. 
Le rondini 
oggi che sta piovendo
Non tornano ai soliti nidi.


venerdì 14 aprile 2017

Ma lei, la mattina



La vedo spesso la Mattina
buttarsi via
Celarsi
Scomparire in strade
Poco frequentate
In caffè ingollati
Semafori anticipati.
Pulirsi gli occhiali
Senza cura
E senza cura
Restano le sue mani inoperose
Sopra un volante.
La vedo muta,
Parlare di tutto con sussiego,
Lamentarsi
Soprattutto
Faccia a faccia 
con le scarpe dimenticate
Dal pomeriggio.
A lei non vanno bene:
Zoppica
Traballa
Cade
Ma lei
La Mattina
Le indossa
E di prendere coscienza di sè
Soprattutto
Si dimentica.




giovedì 9 marzo 2017

Ottodeltre


Tutte le strade i sentieri i viottoli i voli pindarici

Tutti i bordi i confini 
Tutti gli slanci
Tutti portano al seno e al solco
Alla piega che dirama la rotondità. 
E di tutti 
Nella spavalderia angusta della maschilità 
C'è timore 
Anelito 
Melodia ricercata.


martedì 7 marzo 2017

Tramontana


Non lesinare in mietitura, tramontana
Non in stille e ombre illuni
Scuoti
Attacca i calcagni
Germina tempesta

Sei o non sei la mano guantata
          [monda
Del cielo?
Sei o non sei chi spettina, ammala, rinchiude,
Chi getta negli occhi polvere
E universi?

Siamo rimasti chiusi fuori
Per te  per le tue carezze
Cedendo terreno al terreno
Cuore al cuore
Condanna alla guarigione.

Siamo quelli che elemosinavano
La differenza tra rubare
E rapire
Quelli che hanno mescolato poesie 
E liste della spesa
Quelli che girano
Nell'imbrunire della vita con un secchio
Pieno di cenere.

Oramai piove, tramontana.
Tu spavalda ci hai salutato
Ma non abbiamo fatto
Posto allo sgomento,
Alla noncuranza,
Alla rotondità.

Nel nostro secchio di cenere
Ci cagano i gatti.




lunedì 6 marzo 2017

Creditori


Piove e tutte
Queste gocce chiedono una guida
                                  [Un pastore
Il riflesso sgarretta sfiorando i tombini,
Spreme dall'asfalto la luce
E spicca il capo ai fanali.

La cena intanto si dispone.

L'imbrunire procede per linee 
Rette e precede
Il sepolcro d'ombre.
Ma i creditori ragionano
Per latitudine,
Domandano densità
Sono i giorni di ogni giorno.
Li ignoriamo per convenienza, pigrizia,
Mancanza di talenti, 
Anche se loro mai
                       [Questuanti accorti
Han preteso denaro.


mercoledì 1 marzo 2017

Gabbie di legno



Gabbie di legno.
Il bosco imprigiona
Ombre smagrite.


Il mestiere dei palloncini


Che mestiere fanno i palloncini 
Se c'è il buio e piove forte? 
Dove portano a passeggio
Il vagolare delle proprie leggerezze?
E dove vanno a dormire le belle 
Canzoni 
Scacciate nei deserti
Di troppe parole inutili?
Alcune non sono forse morte
Seccate 
Fattesi polvere
Da soffiare via 
Negli archivi dimenticati
Della memoria?
E le lucciole?
Le fragoline di bosco?
I petardi?
Le filastrocche?
I fiordalisi?
Le poesie imparate a memoria dall'inizio alla fine
Che fine hanno fatto?
Che giorno era quando ci hanno salutato?
Su quale fiume si sono imbarcati
Mentre noi cercavamo di catturare a mani nude
Dei pesci senza sapore
E senza tasche?


mercoledì 22 febbraio 2017

Mari senza rive


Vieni qui, 
A seppellire l'ombelico 
Nell'ombelico.
Vieni a raccogliere le lune
E spezzarle, farne semicerchio
Sulla schiena.
Chinati.
Schiaccia la guancia contro l'infinito
Sussurragli di beltà e fraintendimenti
Schiudi il morso all'impeto
Lanciati al galoppo
Piega
Spalanca
Scuoti
Prendiamo in mano
Questi mari privati delle rive
Siano limpidi nidi di gorghi
E frattali di conchiglie
A confinare 
Ciò che non ha nome, ma chiama
E disarma.
Le regine
Nell'impero dei movimenti
Siedono sui polpastrelli
Aprono
Sfiorano
Danno
Toccare è marea
Le foci entrano e parlano la lingua
Delle lingue,
Sulle schiume più agitate
Siede il sovrano
Lui
Che viene
Senza che vi sia un luogo per.



domenica 19 febbraio 2017

Bucaneve e spine

I bucaneve si sono persi

In questi inverni caldi
Smarriti 
Schivano i calcagni e le primavere 
Pagano dazio ai crochi 
Doppiamente variopinti,
Usurpatori di vocali chiuse. 


Scremando gli sguardi

Con un borbottio ordinato
Si chinano a leccare
La faccia all'erba.

Sulle ombre ancora lunghe

Dei rami secchi 
Che ne carezzano la nuca 
I germogli 
Paiono spine.


domenica 12 febbraio 2017

Comandamenti


È stato incidendo
A piccoli morsi la pergamena
Tremante delle labbra.


Ho disegnato il volto
Coperto dalle mani a coppa
Di un desiderio: 
Gambe e braccia e ali e coda 
E il dettaglio della barba a sprazzi
Incanutita e crespa.


Con un polpastrello, 
Interruttore che non interrompe 
Ho sciolto i lacci alle nocche
Svelato le code degli occhi
E un firmamento di qualcosa
E' caduto dal primo bacio
Senza farsi male
Sui seni scoperti


Il desiderio è rimasto aggrappato
A socchiudere le labbra
A farne fessura sibillina 
Per un intero
Appassionato e nuovo
Comandamento.



 

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