venerdì 31 luglio 2015

Fromdown Todusk



Pioggia mojito scerbanenco.
Tsipras domina una sedia,
Si rilassa, 
La colpisco negli occhi a tradimento, 
Rrapido, 
Col collirio. 
Scuote la testa e una goccia 
Giallastra ferisce 
Il cuscino.
Per alleati ho una felpa, 
Una lampada ikea, Menta 
Lavata dalla pioggia. 
Mi addormento su quattro sedie, 
Allineate
Assieme ai Blur e a Florence, 
Ma non stiamo stretti. 
Ci svegliamo con i muse 
E le muse, 
Facciamo colazione in piazza, 
Sotto le briciole del temporale, 
Fromdown todusk; 
Finiamo il racconto: due muoiono, 
Ma meritatamente.




venerdì 24 luglio 2015

Pennacchi secchi

Quando un sole mansueto macchia
La tela zucchero
Sopra i pennacchi secchi
Del mais.
Non capisco mai se sono i tronchi, 
Le ombre sottili
O l'orizzonte
A togliere dalla bisaccia un nuvola
E rattoppare
Coprire
Germinare contorni di luce e
Vapore.
Fanno festa
Comunque 
                      [pazze e nude
Le cicale.


giovedì 23 luglio 2015

Vita spalancata


Ho preso il vizio 
Di vivere con le serrande alzate, la finestra
Spalancata,
Senza portare con me nel sonno luce
Occhiali
Libri 
E mutande
Tutt'al più un buon antizanzare
Per alleato.
Mi sveglio così prima delle sei
Con tutti i sogni maschi ancora addormentati
Seduti sulle ciglia
Nella gloria del mattino.
Per colazione volume e yogurt,
caffè e nudità, 
Il tempo di pensare a tutte tante troppe cose
o troppo poche.
La dieta del togliere i limiti al bere 
E al correre porta i propri frutti
Non sono dimagrito
Ma ho distrutto le scarpe
E sono dovuto andare al mare
Per correre scalzo senza poter schivare
Il cifciaf delle onde
Impertinenti
Che mi bussavano alle caviglie.
Non ho aperto, non serviva
Entrano la notte, schiumanti, dalla finestra
Spalancata.




mercoledì 22 luglio 2015

Lune senza nome

Sono cose che non hanno un nome
Sono cose che vanno via
Che mettono l’ombra davanti ai propri piedi
E inciampano.

Sono cose, siamo cose, 
E le persiane abbassate le chiudiamo con le ciglia
Per non vedere la morsa
Stretta al cuore che verrà.

Chiusi dentro,
O chiusi fuori poco importa
Mangiamo le mani alle carezze
Per non udirne il bisbigliare.

Siete cose, siamo cose,
Che non hanno un nome, né una faccia,
Ma un sorriso quello sì, e non dipinto, non perfetto
Non un taglio scuro, in una maschera,
Non una piega magra, in un volto ossuto
Non una follia senza gambe, in un petto vuoto.

Siamo cose, sono cosa,
Se non smetto di pensarti
Falce o ghigno
O aggraziato 
Bagliore di moneta
Fuggita dal mio scrigno.



Pollo e ananas

Ho corso. 
Piovo. 
Taglio l'ananas col coltello grande,

Mi pungono la schiena, mi gratto e la punta 
Si bagna di sudore.

Metà ananas si mangia, come dice il nutrizionista, 
Dopo lo sport e prima dei pasti, 
Dopo gli smarrimenti e prima di dimenticare.

Tsipras ha ancora gli occhi gonfi, 
Non vede ma mangia, 
Come molti di noi.

Del cetriolo lascio un po' di buccia,
Dell'insalata solo le foglie croccanti, e delle mandorle, 
Preziose, 
Ne faccio metà, ma le mangio tutte.

La birra sa di fiori d'arancio
La cucina di Mad Season

I semi di papavero sono volati via, 
Soffiati dal ventilatore, ma ne avevo ancora.

Avanzano zucchine, gamberetti, baci, pasta fresca.

I pipistrelli disegnano ghirigori sull'asfalto della piazza. 
Alzo gli occhi, ma non li vedo più.


martedì 21 luglio 2015

La sete, di domenica sera


Era domenica, poco fa, 
Dicono lo sia ancora. 
Era domenica con la sua faccia rotonda,
Sorridente,
Le timide sottili rughe che hanno mandato avanti
Soltanto la loro ombra.
Era qui
Aveva caldo sete e sonno assieme a noi,
Che li abbiamo ancora, 
Domati a stento 
Dall'imbrunire e dalle perle,
Dolcemente malinconiche,
Sopra indice e pollice
Stretti
Umidi
Sul bicchiere.


sabato 18 luglio 2015

Tesori in viso




Ti ho seppellito in viso
Un tesoro:
Un grappolo di gemme scintillanti
Sedute a cavalcioni
   [Altere]
   [Tintinnanti]
Di ogni volta che sorridi.

Imprigionata la mano
Ho disegnato
Il pensiero tuo selvatico:
Un ricordo di rugiada
   [acquattato]
   [chino]
In tutti gli echi di un mattino.
Serbati nelle scarpe
Della leggerezza tutti i chilometri
Percorsi da qui
A dove mescolammo i respiri
E le dita.


venerdì 17 luglio 2015

Triangoli e stelle


Disteso sul cemento, 
Su un asciugamano che non ama 
La sabbia, 
Tsipras dorme al fianco, 
E un cuscino con dentro qualche sogno, 
Ad accompagnare l'occhio in alto, 
Nella cornice dei tetti. 
Ci sono solo tre stelle, 
Luminose quanto vorrei, ma possono bastare: 
Costruiscono un triangolo 
Che si può quasi suonare.


domenica 12 luglio 2015

Tutta e piccolina


Tutta e piccolina,
Le natiche raccolte in preghiera
In un palmo soltanto,
Il mio;
Gli occhi chiusi
Per spalancarsi azzurri
Come briciole di cielo
Che hanno macchiato le lenzuola.
E tutta
E piccolina
Tutta piccolina
Un graffio
Che attraversa correndo a perdifiato
La schiena
Taglia il collo
Sbatte contro il lobo
Umido
Dell'orecchio,
Dilaga in fremiti, brividi, sussulti;
Si incastra fra gli inguini, sbatte ancora:
Burrasca sugli scogli, imprevista
Confidenza.


Desideri neri


Sembrano battiti di cuore, queste percussioni
Francesi
Inquiete
Antiche
Che ogni volta afferrano dall'andito remoto
Le mie lacrime e le portano nella luce
Della luna
Anche quando manca, anche quando è girata
Dall'altra parte.
Noir desir
Membro onorato del gran consiglio dei demoni
Candidi
Amanti della nostra pace perduta.
Quanti sono?
Hanno capelli biondi e ricci, piccole automobili
Figlie impaurite agli angoli del letto,
Muse morte e putrefatte,
Cuscini sporchi di sogni.
Io non mi difendo
Quando mi dormono dentro
Sulle costole
In bilico
Russando
Senza lasciarmi dormire
Né vegliare.


venerdì 10 luglio 2015

Non si può dire

Non si può dire. Meglio le bugie. Del mare e dell'alba, non si può dire.
Perché ci son cose che no, non si possono. Non si può leggere Sereni sul ciglio della strada, a cavalcioni della statua di Napoleone, mal guardati, a notte fonda, piegando le pagine per ghermire la luce di un lampione. E poi vuotare i cassetti, ripulirli, riempirli, preparare da bere e da mangiare aspettando che s'allontani l'ora del lupo. Aprir la marmellata di lampone, molto prima della colazione, e guardar la piazza addormentata, offrendo latte, un rutto, una mano alzata. Non si può dire d'avere passato il tempo del buio morbido che bussa sulle ciglia dell'aurora disegnando, colorando un deserto color carne, no, non si può dire, forse a malapena si può pensare.
E che è bello il mare freddo stordito dal vento che punta i raggi in acqua come stampelle e basta questo per sapere di vivere e di poter morire. Ma nemmeno questo si può dire.
Meglio dire che scopavi, che bevevi, che dormivi. Meglio dire che s'era in giro, ad allungare la vita alla noia. Non si può dire che s'ascolta sufjan stevens a volume basso mentre si guida lenti verso dove ancora non ha spiovuto; non si può dire di passare lunghi minuti ad ascoltare il tintintin incessante di una catena sull'asta, o di guardar la schiuma che vola via, in ciuffi vivi e leggeri, rotolando.
Meglio dire che scopavi, bevevi, dormivi. Meglio dire che prendevi il sole, per il culo;



giovedì 9 luglio 2015

Le macchie, i temporali


Albeggia. 
Sull'asfalto asciugano macchie di temporale;
Sono spettri, 
Pecore,
Draghi,
Fiori, 
Biscotti morsicati.
Li immagino in fretta e li metto via,
Prima che il giorno ne faccia invisibile schiavitù.
Fatta la sangria,
Pulito un cassetto, 
Aggiungo a quello dello scorpione, 
I baci 
(I morsi?)
Delle zanzare.
Ho disegnato un fantasma dagli occhi a palla, 
Mi fissa da ore o io
Fisso lui. 
Fuori passano le prime auto.
Dove andate?
Dove vado se non vengo con voi?
Poggio la matita: 
Ora è tempo di caffè.




Il mare apre


Il mare apre
Parentesi di schiuma,
Poi, le richiude.


martedì 7 luglio 2015

Contare anatre

Conto le anatre, sotto questa luna delle quattro
Ogni notte che torno
Con il cuore abbarbicato, confuso, macchiato, sulle spalle 
Vicino al collo
A farmi le fusa.
E' il mio?
E il sudore asciutto e goduto
Sulla pelle delle scapole, 
Disegna isole di fremiti trascorsi
Nel mare delle impurità.
Ho unito i puntini tra i capezzoli scuri
Seguito come un cane la linea della schiena
Fino all'ombelico
Così mi distraggo contando
Le anatre svogliate
Contrariate dal risveglio,
Dalla mia prepotenza
Tiro loro addosso, il cuore
E' il mio?


Viene di notte


Come la pipì, lo spam una newsletter, le stelle,
Viene di notte 
Il pensiero di te.

Previsto ma imprevisto. 
Gradito ma irrequieto. 
Dittatore ma schiavo,

Con la stessa supponenza 
Di una scritta 
Sulla condensa  del vetro. 

Con il volto coperto dallo stesso sorriso. 
Con la mano armata della stessa carezza.
Con le tasche gonfie di divenire,
Di tenerezze stropicciate,
Di baci domati.

Io
Metto tutto sotto il cuscino e mi riaddormento
Previdente
Dall'altro lato del letto.


sabato 4 luglio 2015

Caneprocione

Il latte è caldissimo,
Isole di nesquik galleggiano
Intorno al cucchiaino,
Divinità girovaga.
C'è una ghiandaia curiosa,
Che occhieggia da una finestra d'aghi
Di pino,
I merli zirlano
Raccontandosi storie nere
E arancioni.
Sono sveglio da un'ora,
Dormivo da due,
Tra mezzora regalerò del pane,
E dopo un'altra mezza ne mangerò.
Il resto sarà una faccia di caneprocione
Che fuma e ridacchia.


Sul petto scivola


Sul petto scivola
La goccia di calore.
Perla d'argento.


mercoledì 1 luglio 2015

Stelle maniglie


Contiamo le stelle. 
Hanno tutte le faccia 
Piccola; 
Ad alcune manca. 
Potessimo incollare ognuna 
Una maniglia, 
Non sarebbero porte, né finestre, 
Ma pentole imperfette, 
Per cuocere il buio, farne pietanza, 
Farne nutrimento, 
Senza briciola alcuna.



 

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