mercoledì 12 marzo 2014

Le fragole durano meno delle canzoni

Ho qui di fianco delle meringhe, venute male, miele che c'entra come un'incudine nel fegato. Poi della cioccolata, fondente. Ne avevo voglia. Poi una birra. Da mezzo. Che costa poco. L'ultima che avevo, nell'altra casa, la terza di stasera, che sono andato a prendere apposta.
Ho qui di fronte una penna nera. Dei pennarelli, un disegno con alberi che hanno facce e corpi scolpiti sulla corteccia. Sono feroci e teneri. Ho il telefono, ora muto. Un tempo ero io che mi svegliavo da queste ore in poi, ora non più, perché sono sveglio, ma non per altri, solo per me.
Ho un libro piccolissimo di Faletti, che non mi piace, ho le fragole, sì, le fragole mie, di una madre che me le compra ancora, con l'anima deliziosa di chi sa preservare la tua golosità. Ho un vaso di nontiscordardime, ascolto Rufus Wainwright, che ho sempre trovato bellissimo e forse, lo è sempre stato. Ho un albero fotografato sull'argine del Tagliamento, bellissimo, mentre io di li a poco mi sarei spogliato del tutto, perchè al mare preferivo andare con un costume, ché anche se è marzo, non si sa mai. Il mare, per quanto lontani, resta sempre nelle mie tasche. E ho altre cose, oggi.
Ho che ho rubato due libri, da regalare a chi nemmeno so che faccia ha.
Ho mia nonna che ieri avrebbe compiuto 100 anni ed è come se.
Ho fatto dieci cose, oggi, forse venti. Forse anche di più.
Le posso contare. Ho insegnato, parlato, baciato, bevuto, prestato libri, mostrato cose, guardato tette, conosciuto anziani, rubato libri, spaccato legna, comprato una macchina, scritto un haiku, adorato una vanessa, spedito mostri alla gente, discusso di piccoli fiori che nasceranno, e altre cose, la maggior parte, che restano e resteranno mie, e non si dicono a nessuno.
E ora, la cioccolata è finita, le meringhe son finite, la birra quasi, e io sono ancora qui, ma non sono del tutto qui. Mi viene voglia di abbandonare Wainwright come un povero cane, anche se sta cantando Perfect man, che è bellissima e mica no. Ma abbandonarlo per cosa?
Per un momento, prima, i proiettili con ali di farfalla mi hanno fatto sentire ancora vivo, ma era solo un momento. E allora? Mi viene in mente qualcos'altro, qualcun'altro... ma tutto ciò che era mi ricorda qualcosa che era e non lo posso ascoltare. Ci teniamo così poco, solo per noi.
Così mangio le fragole.
Le conto, prima. Sono dieci.
Se dovessi cercare canzoni solo per me sarebbe difficile ma credo di poterlo fare.
Prima fragola, sempre più vicini, Casino royale, e anzi, Ogni singolo giorno. questa è solo mia, sì.
E poi? Seconda fragola.. non buona del tutto, mangio una parte, l'altra lascio e mi pulisco nei pantaloni, e mi capita una cosa che non è solo mia, come Bosco, e allora torno da me, antico, perchè i karma sono solo miei, quando dicono che anche zero è un numero possibile, ma poi, infine, anche avorio va bene, anche quella è solo mia. Basta, le fragole sono quasi finite, ne avanzano due, le fragole duerano meno delle canzoni. Anche la birra, forse. Io almeno, ho finito anche quella.
Posso cercare qualcosa per chiudere, questa notte che inizia, forse Indivisibili, quella che di poco fa, perché no. Ma sento che non è quella il marchio della mia nottata.
Comicia da qui, dove per altri finisce, dover per alcuni non è mai cominciata.
Alla fine non scelgo niente, nessuno, e mai.
Per voi, per voi che restate, che non avete abbastanza fuori da riempire il vostro dentro, potrei lasciare solo Cash che canta I see your darkness, di Bonnie prince, anche se io, di oscurità, non vedo nemmeno tutte le mie, ne mai le vedrò.

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