lunedì 21 maggio 2007

La mano

Ieri nuotavo. E appena l’acqua di mare si fa un po’ più profonda, e la si guarda in obliquo, nuotando, si trasforma in uno sfondo scuro, tra il verde avvolgente ed il nero-viola. In quel colore le mani, giunte a pregare la bracciata di portarti avanti, diventano particolarmente suggestive. Sembrano pesci, che si staccano e ricongiungono sotto il pelo dell’acqua. Ogni tanto il cavo dell’onda scopre i pollici e genera spruzzi, ogni tanto sono loro che, sapientemente, scostano l’alga che ne interrompe la danza. Così mi sono fermato a guardarle, le mani, prima di uscire dall’acqua. A osservarle da vicino, con l’idea di eliminare mentalmente alcune linee e lasciarne altre. Quanta meraviglia! Nella sinistra ho visto subito una vela. Nella destra non c’era. Così ho guardato solo la sinistra. E di seguito ho visto il tronco di un albero, le dune del deserto, un’altra vela più piccola, le corna di uno stambecco, le frecce del parcheggio sotterraneo, un parcheggio a lisca di pesce e una manciata di altre cose che nemmeno ricordo, ma che potrei ritrovare subito, se lo volessi. E portarsi dietro ogni giorno una mole così vasta d’immagini è consolante.



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